La matrice in terracotta e il pugnale in bronzo della Grotta dei Baffoni (Genga-AN): analisi, riproduzione e interpretazione

Autori

  • Gaia Pignocchi Archeologa libera ricercatrice
  • Marcello Cabibbo Dipartimento di Ingegneria Industriale e Scienze Matematiche (DIISM) dell’Università Politecnica delle Marche
  • Mauro Fiorentini Antropologo, archeologo sperimentale, promotore del gruppo “MF Riproduzioni Storiche – 2007
  • Alessandro Montanari Geologo, direttore dell’Osservatorio Geologico di Coldigioco (Apiro-MC)

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.1974-7985/14325

Parole chiave:

Grotta dei Baffoni, matrice in terracotta, metallurgia del rame, Eneolitico, Bronzo antico

Abstract

La recente revisione della sequenza stratigrafica e dei materiali degli scavi Radmilli 1952-1954 alla Grotta dei Baffoni di Genga ha interessato anche un particolare reperto, un blocco di terracotta con un incavo di forma subtrapezoidale già identificato da Radmilli come una forma di terracotta per fondere, che ha la particolarità di contenere sulla superficie alcune gocce metalliche. Si tratta di un unicum, sia per quanto riguarda la tipologia sia per quanto riguarda i dati da esso ottenuti, che consente di far luce su alcuni aspetti legati alla prima metallurgia del rame in Italia.

La forma di terracotta fu rinvenuta nella campagna di scavo del 1954, allargando la trincea B aperta nel 1952, in un taglio non specificato del deposito antropico inferiore, da -2,30 a -2,80 m (livello E), che, stando alla stratigrafia pubblicata da Radmilli, comprende i tagli dal XV al XVII, in parte databili, sulla base delle recenti analisi radiocarboniche dei reperti osteologici, all’Eneolitico antico, tra 3640 e 3430 cal BC.

In questa sede si esporranno i risultati ottenuti dalla replica della forma di terracotta che ha consentito di verificarne la funzione come stampo per ricavare piccoli lingotti di metallo. Le analisi sistematiche quantometriche effettuate su una delle gocce presenti sulla superficie hanno inoltre portato a determinare che il composto metallico è formato fino a un massimo del 92% di rame (Cu) e per una quantità di zinco (Zn) tra 8 e 12 %. Sono state rilevate, inoltre, anche sporadiche tracce di argento (Ag). Un composto di rame e zinco, ma non una lega, dunque non frutto di alligazione intenzionale, che sembra essere derivato dal processo di fusione di un minerale a solfuri misti (Fahlerz) come tetraedrite-(Zn) e tennantite-(Zn), avvenuto ad opera di un metallurgo che ha utilizzato la Grotta dei Baffoni come officina in un periodo che possiamo circoscrivere tra l’antica età del Rame e la prima età del Bronzo. L’interpretazione delle analisi e le considerazioni sulla prima metallurgia del rame in Italia sembrano confermare tale attribuzione cronologica. La sperimentazione ha inoltre riguardato anche il pugnale di bronzo per verificare un’eventuale relazione con la matrice di fusione, sebbene provenienti da quote molto differenti.

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Pubblicato

2022-02-08

Come citare

Pignocchi, G. ., Cabibbo, M. ., Fiorentini, M. ., & Montanari, A. . (2021). La matrice in terracotta e il pugnale in bronzo della Grotta dei Baffoni (Genga-AN): analisi, riproduzione e interpretazione. IpoTESI Di Preistoria, 14(1), 15–44. https://doi.org/10.6092/issn.1974-7985/14325

Fascicolo

Sezione

Articoli