@article{Carboni_2019, title={“Territorio Aperto o di Frontiera?” quindici anni dopo. Conferme e nuove evidenze dell’età del Rame nel Lazio centro-meridionale}, volume={11}, url={https://ipotesidipreistoria.unibo.it/article/view/9899}, DOI={10.6092/issn.1974-7985/9899}, abstractNote={Mentre fino agli anni ’90 del secolo scorso l’età del rame era documentata quasi esclusivamente da contesti funerari riconducibili alle facies di Rinaldone e del Gaudo, le indagini recenti hanno permesso di identificare un nutrito gruppo di insediamenti che copre quasi tutto lo sviluppo del periodo. Dai Monti Lepini, tranne la presenza sporadica di qualche manufatto nelle zone più interne, non vi sono dati nuovi, anche in assenza di ricerche mirate sulla frequentazione del territorio in questo periodo e le attestazioni fino ad oggi disponibili sono limitate alle aree pedemontane. Il comprensorio dei Monti Lepini, in seguito alle nuove scoperte effettuate nella Valle del Sacco e nella Campagna Romana, si inseriscono in un più ampio areale di retaggio delle due principali facies note per il Lazio centro-meridionale. Con la scoperta di un consistente numero di rinvenimenti di tipo funerario e non riferibili alla facies di Rinaldone nell’area di Roma, una serie di oggetti sui Colli Albani e i vecchi rinvenimenti ai margini dei Monti Lepini, hanno permesso di identificare un terzo polo della facies, denominato come “gruppo Roma-Colli Albani e aree limitrofe”. La recente datazione dell’inumato della tomba di Sgurgola-Valle Anagnina documenta una frequentazione del territorio a ridosso dei Monti Lepini fin dalle fasi iniziali dell’età del Rame. Alcuni eventi, forse non del tutto pacifici, avvenuti durante un momento intermedio dell’Eneolitico, mettono in risalto la presenza di villaggi e necropoli riferibili alla facies del Gaudo che penetrano da Sud nel territorio occupato dalle genti di Rinaldone, arrivando fino alla valle del Tevere. Tracce evidenti per questo periodo sono la triplice palizzata e il fossato di Selva dei Muli presso Frosinone e gli abitati di Casetta Mistici e Tor Pagnotta a cui si aggiunge una necropoli riservata personaggi eminenti del gruppo a Torre della Chiesaccia nella periferia SE di Roma. Le genti di Rinaldone continuano a frequentare il territorio, ma marginati sulla costa e nel tratto sub-costiero. Il quadro che se ne deduce da questi nuovi rinvenimenti è alquanto complesso e articolato. Si hanno ulteriori conferme sulla presenza di questi due aspetti culturali che in certo periodo interagiscono nello stesso territorio, ma con caratteristiche e comportamenti diversificati sia in ambito domestico che in quello funerario.}, number={1}, journal={IpoTESI di Preistoria}, author={Carboni, Giovanni}, year={2019}, month={gen.}, pages={81–102} }